Il Popolo di Lombardia / Il Fascio

Organo politico sindacale della federazione provinciale Milanese del Partito Nazionale Fascista (1940-1943)

Quella alla sezione cinematografica della rubrica culturale “Oblò” de Il Popolo di Lombardia è forse la collaborazione giornalistica meno ricordata di Casiraghi, riportata alla luce soltanto a partire dai tardi anni Novanta grazie all’ampio lavoro di retrospettiva che Lorenzo Pellizzari avrebbe dedicato all’opera del critico.[1] La reticenza del diretto interessato (anche una volta costretto dalle evidenze storiografiche) a ricordare quell’esperienza può trovare una intuitiva ma verosimile spiegazione nella testata in sé, organo di informazione sindacale milanese del Partito Nazionale Fascista: un “errore di gioventù” che, a posteriori, avrebbe gettato ombre da “collaborazionista” sulla figura dell’autorevole firma dell’Unità.

Alle cautele che lo stesso Pellizzari usa quando fa notare che “nel corso dei numerosi articoli di Casiraghi non compaiono mai le parole ‘fascismo’ e ‘duce’[2]potremmo aggiungere la confidenza fatta via lettera alla madre quando il settimanale cambierà denominazione: “Ho incaricato Viazzi di farmi avere, se possibile, le copie del ‘Fascio’ (perché sembra si chiami così, adesso: il nuovo titolo non mi piace)[3]. Per contro, non può restare inosservata l’entusiastica approvazione delle misure autarchiche adottate in fatto di produzione e importazione di pellicole (vedi Il rapporto Pavolini), a riprova della pervasività di un regime di Stato che, lungi dal limitarsi al solo culto della personalità, raccoglieva consenso anche con l’impatto delle politiche culturali.

Più che a interrogarsi sulla sincerità dell’adesione del futuro critico dell’Unità alla causa fascista, gli scritti del Popolo di Lombardia sono utili a tracciare dalla radice alcune tendenze destinate a conoscere un lungo corso, a partire dalla collaborazione con Glauco Viazzi, suo “vice” e sostituto alla rubrica per nove articoli pubblicati tra i mesi di Marzo e Giugno 1941, quando gli obblighi di leva, a Milano e poi a Novara, allontanano Casiraghi dalle sale – “Colgo qui l’occasione per ringraziarti nuovamente di quanto hai fatto in questi mesi per sostituirmi nelle mie funzioni. Solo la serie dei pezzi da te scritti per Il Popolo di Lombardia basterebbe a dimostrare ampiamente la fallacia piena della tua osservazione riguardo a un tuo presunto ‘dilettantismo’[4] scriverà a rassicurare l’amico il 10 giugno, poco prima di riprendere temporaneamente la titolarità della rubrica con un articolo “a tema” dedicato alla rappresentazione della vita militare nel cinema. Sarà di nuovo Viazzi a subentrargli quando la testata avrà effettivamente cambiato nome, dall’Agosto 1941 fino alla cessazione delle pubblicazioni: il nome di Casiraghi tornerà ad apparire per qualche rapida recensione spedita dal fronte e alcuni brevi scritti non cinematografici, perlopiù racconti da “vita sotto le armi”, in un paio di casi (Lettera dopo l’escursione, Lettera dalla frontiera) estratti dalla sua corrispondenza con i genitori. Inizia e si arresta su queste pagine, l’esperimento di Casiraghi-narratore, scontratosi con le critiche piuttosto spietate di Viazzi: “Le parole non sono pane per te: con una macchina da presa faresti cose egregie, ma con le parole sei negato”.[5]

Emerge, dagli articoli sul cinema, un già vivo interesse per la non-fiction (dai documentari ai cortometraggi propagandistici) e per le espressioni della cultura cinematografica “dal basso” (la segnalazione delle retrospettive del Cineguf meneghino e la recensione del loro cortometraggio “Il Covo”, fino all’accorato appello a un ricambio generazionale totale lanciato da Il Cinema e i giovani). In ultimo, l’ambizione a superare la semplice cronaca di sala per avventurarsi a “tastare il polso” della cinematografia nazionale (Il punto della situazione), eleggerne le nuove pietre miliari (Assedio dell’Alcazar: Un film nostro: Uomini sul fondo) e ad auspicarne i un prossimo rinnovamento (Nuovi orientamenti) maturando uno sguardo “sistemico” e un’attitudine estetico-militante (“perché è il buon film che si deve volere ed è il buon film che si deve difendere”) che verrà adeguatamente sviluppata negli articoli per le testate nazionali di Cinema e Bianco e Nero.

  • Assedio dell’Alcazar (9 nov 1940)
  • Nuovi orientamenti (16 nov 1940)
  • La peccatrice (24 nov 1940)
  • Cortimetraggi di propaganda (30 nov 1940)
  • Sul documentario (7 dic 1940)
  • Ombre rosse (14 dic 1940)
  • Vecchio cinema italiano (21 dic 1940)
  • La taverna della Giamaica (28 dic 1940)
  • Parabola di Macario (4 gen 1941)
  • Maddalena…zero in condotta (11 gen 1941)
  • Senza Domani (18 gen 1941)
  • La tragedia di Jegòr (25 gen 1941)
  • La questione del doppiato (1 feb 1941)
  • Un capolavoro mancato (8 feb 1941)
  • Addio Giovinezza! (15 feb 1941)
  • Proiezioni retrospettive del Cineguf (22 feb 1941)
  • Un film nostro: Uomini sul fondo (8 mar 1941)
  • Motivi cinematografici nella vita militare (21 giu 1941)
  • Il punto della situazione (28 giu 1941)
  • Interpretazione filmica de ‘Il Covo’ (3 lug 1941)
  • ‘Amanti’ e l’attore Blanchar (12 lug 1941)
  • L’amore più forte (19 lug 1941)
  • Il cinema e i giovani (26 lug 1941)
  • A proposito di un ‘Primo Piano’  (9 ago 1941)
  • Il rapporto Pavolini (23 ago 1941)
  • Inizio d’annata – ‘La Pattuglia’ film giapponese (3 gen 1942)
  • La lezione del maggiore (3 gen 1942)
  • Senso di un’esperienza (28 feb 1942)
  • La cena delle beffe [feb 1942])
  • Lettera dalla frontiera (20 mar 1943)

NOTE

[1] Cfr. Lorenzo Pellizzari, Critica alla critica : contributi a una storia della critica cinematografica italiana, Bulzoni, Roma 1999.

[2] Lorenzo Pellizzari, “Ugo Casiraghi per Il Calendario del Popolo” in U. Casiraghi, Il Cinema del Calendario del Popolo, a cura di Lorenzo Pellizzari, Sandro Teti Editore, Roma 2017, p. 14.

[3] Lettera ai genitori, 3/11/1941, Busta 43 “Corrispondenza tra Ugo, Genitori e altri (1940-1941), Fondo Verzegnassi- Casiraghi

[4] Lettera a Jusik Achrafian, 10/6/41, Busta 43. Corrispondenza tra Ugo, Genitori e altri (1940-1941), Fondo Verzegnassi-Casiraghi.

[5] Lettera di Glauco, giugno 1943, Busta 92 Lettere di Jusik (1942-43), Fondo Verzegnassi-Casiraghi.